I sette pilastri del Sente-Mente Project

Il modello è sostenuto da 7 pilastri di elevato spessore scientifico che, interiorizzati dal personale delle organizzazione,

dalle famiglie e dai caregiver, permetteranno di aumentare la loro capacità di affrontare le complessità derivanti dalla

patologia e nel contempo, migliorare il benessere fisico e psicologico della persone di cui si prendono cura. I sette Pilastri sono:

1. La vita non finisce con la diagnosi:

Troppo spesso i familiari delle persone che con-vivono con una malattia si sentono abbandonate con una diagnosi che lascia poco spazio alle speranze. Gli operatori talvolta vivono un senso di impotenza, sentendosi impreparati ad affrontare le sfide quotidiane. In realtà, se è vero che la memoria e le abilità cognitive della persona vengono meno, la capacità di percepire le proprie emozioni e quelle di chi sta loro accanto rimane intatta fino alla fine.

Numerosi studi scientifici ribadiscono l’importanza delle emozioni delle persone affette da demenza, in particolare uno studio di ricerca del 2014 “Emozioni senza memoria”, delinea che, nonostante il deterioramento cognitivo, la sfera emozionale non subisce alterazioni. Oltre la malattia esiste ancora l’individuo, la sua bellezza interiore, le sue possibilità.

2. Dal corpo alla mente, dalla mente al corpo:

Superato il modello biomedico Cartesiano, per arrivare a “Sento, dunque esisto”, con l’approccio Sente-Mente®, il modificare i pensieri svilenti rivolti a se stessi e credere nelle proprie capacità d’azione e di produrre risultati diventano il segreto dell’autoefficacia.  Il pensiero crea emozioni e la liberazione delle emozioni è una delle possibilità più potenti nella malattia. Anche lo stress è una risposta emotiva  e possiamo ostacolarne gli effetti sul cervello e sul corpo. I recenti studi ci presentano l’importanza delle diverse tecniche che possono migliorare la qualità della vita (ad esempio la relazione, il respiro, il con-tatto, la mente). Pensieri ed emozioni si influenzano a vicenda  e noi abbiamo la possibilità di allenarci all’autoefficacia e alla creazione di un atteggiamento resiliente.

3. Con-Tatto:

Il Con-Tatto è modo di entrare in relazione e va seguito con tatto, con delicatezza, gentilezza e tenerezza. In questo senso crea benessere ed è terapeutico. Deve essere quindi considerato a tutti gli effetti un diritto della persona ed eseguito con competenza. E’ l’allenamento allo sguardo che accoglie, alla gentilezza organizzativa, allo sviluppo di una presenza capace di accoglienza.

4. Gli studi di Heart Math e la neuro cardiologia:

Per gli studiosi di neurocardiologia dell’istituto di HeartMath associato all’Università di Standford, il cuore non è solo una pompa, ma il generatore di un potente campo elettromagnetico, in grado di percepire informazioni e di elaborarle perché costituito da cellule neuronali.  Emettendo questo un campo elettromagnetico molto più ampio di quello del cervello, può inoltre essere influenzato dalla qualità dei nostri pensieri ed interagire con il campo elettromagnetico delle persone accanto a noi. Quando ci si avvicina d una persona affetta da demenza, è molto importante avere un campo in stato di coerenza  soprattutto considerando la sua sensibilità nel percepirlo. In questo ci viene in aiuto la tecnica della coerenza cardiaca, insegnata dalla stessa Università, che ci permette di raggiungere una situazione di equilibrio emozionale. Diventa fondamentale l’allenamento dell’operatore ad aver cura della propria energia vitale.

5. Psicologia cognitiva:

La psicologia cognitiva è un importante strumento per aiutare il familiare e l’operatore a superare il senso di impotenza acquisita, soprattutto dopo un percorso diagnostico limitato ad una descrizione asettica della malattia e la prospettiva di un futuro sempre più cupo.  Gli Studi di Seligman dimostrano che si possono allenare le persone a formulare pensieri positivi e a vivere la relazione con la persona affetta da demenza in maniera positiva.  La resilienza, la proattività, l’assunzione della responsabilità individuale, la capacità di apprezzare, di dare un significato a “ciò che ci ferisce”, l’autocoscienza sono parte di quella intelligenza emotiva che consente di sviluppare comportamenti capaci di andare “oltre al fare” e di sviluppare “umanizzazione”.  Quando Seligman ha iniziato a misurare l’ottimismo per la selezione dei candidati e processi formativi per il suo sviluppo ha poi scoperto, lavorando con Met Life, che gli agenti più produttivi ed ottimisti vedevano l’88% in più degli agenti pessimisti, con netta riduzione del turn over tra i dipendenti ottimisti. Seligman scriverà poi “l’ottimismo è una competenza soft che produce risultati hard”.

6. Risata Terapeutica:

La risatacostitutisce lo strumento per aumentare la nostra intelligenza emotiva e per permetterci di allenare i familiari ad attraversare il dolore con leggerezza, ma anche a celebrare i successi di ciascuno.  Questo non significa ridicolizzare il dolore o banalizzarlo, perché il dolore deve essere vissuto, ma quando diventa insostenibile la risata terapeutica diventa uno strumento per alleggerire e trovare nuove soluzioni.  La risata terapeutica è di sostegno agli operatori nelle fatiche della quotidianità e contribuisce, grazie allo sviluppo di ossitocina ed endorfine, ad un maggior spirito di squadra e collaborazione. E’, insieme al Respiro, una risorsa individuale low cost.

7. Lettura innovativa del disturbo del comportamento:

“Le emozioni non sono una malattia”. I disturbi del comportamento sono letti non più come sintomo da curare, ma come linguaggio e re-azioni da interpretare ed ascoltare.  Il Sente-mente® albero rappresenta la metodologia per “leggere” i messaggi che provengono dal mondo delle persone che con-vivono con la demenza. Anche il dolore fisico è spesso all’origine di comportamenti che nel mondo socio sanitario solitamente vengono letti come “disturbo del comportamento” invece di comportamenti speciali che diventano linguaggio da leggere o dolore da misurare.